TuttoQua?

L'umanita' sta regredendo

Ma quale Speranza Indiana!

E’ da un po’ che riflettevo su questo POST, e questi due giorni di stop che mi sono imposto per rispetto della tragedia degli Abruzzi, mi danno dato l’opportunita’ di metterlo insieme. Non e’ esaustivo, ma tanto vale provarci.

Nonostante cio’ che si possa pensare, vivere in questo paese e’ molto difficile. E non credo lo sia solo per “noi occidentali”, ma anche e soprattutto per gli stessi indiani. E’ chiaro che loro difendano la patria, il loro senso di appartenenza fa di tutto per emergere e prevalere, ma la sofferenza, la rassegnazione, la consapevolezza di essere nelle mani di una classe politica non proprio trasparente, si leggono ovunque. Il problema e’ che questo postaccio si inquadra con grande difficolta’: di sicuro non e’ l’India lasciata dagli inglesi in mano a Gandhi e Nehru, ma non e’ nemmeno la Grande Democrazia che cerca, prepotentemente, di far arrivare la sua eco ovunque. L’India non e’ nemmeno un Paese, piuttosto e’ un insieme di Stati confederati che finge di essere una nazione. Eppure le differenze tra Nord, Centro e Sud, per non parlare di Nord-Ovest, Nord-Est e cosi’ via, sono enormi. Le religioni, gli usi, i costumi, le lingue, perfino le festivita’, tutto cambia al cambiare dei chilometri.

Ci sono poche costanti che scorazzano liberamente ovunque. Prima fra tutte la poverta’, ma anche la corruzione, l’abitudine all’inganno e all’imbroglio, e la convinzione che il detto mors tua vita mea valga sempre e comunque, e che prevalga su qualsiasi altra cosa. Da cio’ ne conseguono il poco rispetto per la Vita e per i diritti umani, le caste, le persecuzioni ai Cristiani e ai Musulmani, l’accecante sete di potere, la violenza insita e sempre pronta ad esplodere, le intolleranze razziali, ecc… La conoscenza della lingua inglese invece non e’ affatto una caratteristica di questo paese. Si e no l’inglese lo parleranno 200 milioni di persone, ma quelli che lo parlano davvero bene sono pochissimi, gli altri si arrabbattano come possono, con una pronuncia inascoltabile (e a volte incomprensibile) e una grammatica e una sintassi che discendono dall’Hindi piu’ che dalla Regina Vittoria. Quindi, via questo falso mito una volta e per tutte: non e’ vero che in India tutti parlano l’inglese!

La verita’ e’ che, allargando il discorso, il popolo sorridente… il popolo dei colori… il popolo dell’accoglienza… e’ tutto una mistificazione, creata piu’ o meno ad arte per raggiungere alcuni obiettivi. Sicuramente soldi e potere, tutto il resto viene da se’. In altre parole l’India falsifica il suo passaporto cosi’ da ottenere grano che i corrotti e i potenti si possono spartire, schiacciando nella miseria piu’ nera il rimanente 80% della popolazione.

La crescita economica e sociale dell’India e’ un’altra finta colossale. Se fino a ieri non esistevo nemmeno, ma oggi produco due sacchetti di spazzatura al mese e, dopo 6 mesi, ne produco 3, non significa che il numero di sacchetti aumentera’ per sempre. E non c’e’ nemmeno alcuna garanzia di raggiungere il numero di sacchetti minimo necessario a potersi beare del titolo di superpotenza economica. E’ tutto da vedere: dipende da come te la giochi, con quanta intelligenza, con quanta lungimiranza, con quanta attenzione ai punti critici… In Europa c’abbiamo messo centinaia di anni per arrivare dove siamo, gli americani si sono presi il meglio, poi c’hanno lavorato sopra per altri 3 secoli, e sono arrivati dove sono arrivati. Perfino il Giappone, che e’ fatto di robot e non di persone, ha impiegato decine di anni per riprendersi da due bombe atomiche. Perche’ mai l’India, con tutti i serissimi problemi che ha, partendo dal Medioevo dovrebbe farcela in 50 anni senza accartocciarsi su se stessa prima?

Rampini, nel suo celebre e famigerato libro “La Speranza Indiana”, dice che noi europei facciamo l’errore di vedere la nuova India utilizzando il vecchio stereotipo cinese: “uomini e donne che cuciono i nostri blue jeans chini su macchine da cucire meccaniche”. Mentre dell’India dice che “questo e’ il paese della materia grigia e dei colletti bianchi”

Io non so quale India abbia visto Rampini, ma non e’ certo quella che vedo io dalla mattina alla sera. Come ho appena detto, qui 800 milioni di persone sono perennemente chine nella merda, nella fame e nelle malattie a fare i lavori piu’ umili e piu’ pericolosi, con mezzi e strumenti che i nostri nonni faticherebbero a ricordare. Le donne che si caricano le ceste di vimini piene di pietre sulla testa, e le vanno a scaricare piu’ in la’, mentre i figli piccoli giocano nudi e sporchi nella polvere e nella sporcizia. E le stiratrici, che usano il ferro a carbonella (!), oppure i sartini con la macchina da cucire a pedale che si trovano un angolo qualsiasi e ti riparano lo strappo dei pantaloni per 10 Rupie (1 Euro = 68 Rupie…). E ancora gli autisti che fanno turni massacranti anche di 18 ore, i muratori che lavorano su impalcature di bamboo 7 giorni su 7, senza arnesi e senza sicurezza! E i barbieri da strada, che lavorano sotto un albero, usando ferri che non vedono l’acqua da una vita? E le piccole bancarelle che vendono solo ed esclusivamente una roba schifosa rossa che gli indiani prima masticano e poi sputano ovunque?

Dove sarebbe la materia grigia di cui parla Rampini? Forse e’ la stessa materia che li conduce a pisciare e cagare per strada, ovunque si trovino? Oppure a guidare come folli, senza dare la precedenza, senza rispettare i segnali, senza indossare le cinture, senza mettere le frecce, e suonando come degli ossessi? O magari sono gli stessi intelligentoni a cui devi spiegare la stessa cosa 100 volte, nella vana speranza che afferrino il 5% del significato? Vi sembra gente intelligente e avveduta questa qua?

Ma dove sono, ad esempio, questi geni della programmazione informatica che, sempre secondo Rampini, sfornano software sopraffini, ineguagliabili in qualita’ e quantita’??

Scusate, ma l’informatica e’ roba mia, quindi resto un attimo un piu’ su questo punto. I programmatori geniali non esistono in India, quelli piuttosto si trovano in Finlandia e in Israele. Rampini forse ignora che i programmatori indiani eseguono un compitino a casa che qualcuno, in qualche altro angolo del Mondo, ha preparato per loro a tavolino, badando di non trascurare alcun particolare. Gli indiani, dal canto loro, quando producono software:

1- Non fanno studi e analisi di fattibilita’, ma mettono direttamente le mani sulla tastiera;

2- Non si preccupano di capire a chi e cosa servira’ il programma che scrivono, loro lo costruiscono basandosi sulla loro libera interpretazione e sul cosa ne farebbero loro;

3- Non pensano minimamente che il software va sempre integrato con altro software. Sono cosi’ inetti che, a volte, alcuni programmi non s’integrano con altri programmi scritti dallo stesso team di programmatori!

4- Non eseguono test, mettono le schifezze che fanno direttamente in campo, sperando nella magnanimita’ dei clienti (che magnanimi non sono!);

5- Non scrivono uno straccio di documentazione d’accompagnamento. Non sanno cosa sia un manuale utente, una roadmap (un documento che ti dice in anticipo quali nuove funzionalita’ verranno incluse nelle versioni successive di un software), una lista di test standard (tanto non li fanno!) e cosi’ via…

6- Ma il non plus ultra e’ che, se le specifiche che ricevono contengono un banale errorino, loro lo riproducono tale e quale, perche’ non se ne accorgono. Poi Rampini dice che non dobbiamo vederli come operai chini sulla macchina da cucire? E che sono allora?

Rampini, sarebbero questi i geni che ha conosciuto Lei? E dove, per curiosita’?

Dei colletti bianchi non ne parliamo proprio… I colletti bianchi sono, secondo una vecchia definizione che arriva dagli USA, quelli che dovrebbero usare il cervello piu’ che le braccia. Sono quelli che dovrebbero pensare, pianificare e dire agli altri (i colletti blu) cosa fare e come farlo. Ma per favore! Al di la’ della loro totale palese e incurabile incapacita’ di pianificare perfino con quale piede scendere dal letto, gli indiani non producono un’idea che sia una! Ora io qui lancio una sfida: trovatemi qualcosa, qualsiasi cosa, che sia stata pensata e costruita in India, e che abbia aggiunto valore all’Umanita’… dai su… una… forza… e che ci vuole, lo so che ce l’avete sulla punta della lingua… avanti! Niente eh? Ci credo, non c’e’, non esiste. Ue’, e non ditemi la TATA NANO che m’incazzo eh! E non ritritatemi nemmeno la vecchia storia della Matematica, perche’ penso ne abbiano tutti le palle piene di questa Matematica indiana di 5.000 anni fa!

Al contrario l’India esporta inquinamento, veleni per l’aria e per l’acqua, prodotti di scarsissima qualita’ e, per questo, anche pericolosi. Nonche’ risentimento, razzismo verso i bianchi e verso le altre religioni che non sono l’Induismo (alla facciaccia della tolleranza che predicano). Sapete che proprio l’altro giorno ho visto la pubblicita’ di una ditta che fa traslochi nazionali, il cui slogan diceva testualmente “vi trattiamo bene di qualunque religione siate”?

Ma il razzismo non si ferma qui, si estende anche alle varie gradazioni di colore. Se sei indiano, piu’ sei bianco e meglio e’! La prova: gli attori, i cantanti, i personaggi dello spettacolo sono mooooolto chiari. E il Paese e’ letteralmente invaso da ogni genere di prodotto utile allo schiarimento della pelle. Se non sei indiano ma sei bianco, allora sono cavoli tuoi, perche’ sei un fesso da truffare. Ma cio’ che mi irrita di piu’ e’ che l’India sta esportando la gente. Ma non quelli che vanno a fare gli autisti a Dubai, ma quelli che vanno a lavorare nelle multinazionali, piuttosto che a fare ricerca nei grandi istituti europei e americani. Sulla scia di questa presunta superiorita’ mentale, tanti paesi si stanno portando in casa milioni di indiani che, in verita’, non sanno fare un cazzo! Si, probabilmente sanno estrarre una radice cubica a mente e sanno anche recitarti qualche poema a memoria. Ma non servono a nulla! Sono inaffidabili, mentitori, imbroglioni… hanno sempre una scusa per tutto. E quando arrivano dove arrivano non fanno altro che togliere lavoro a gente che, in quanto a qualita’ intellettive e in quanto a preparazione, non ha niente da invidiare a questi qua, anzi!

Infatti, l’India produce persone a un ritmo insostenibile per l’Umanita’. Ancora Rampini dice che questa produzione di esseri umani “sara’ la ricchezza dell’India a partire dal 2050”. Io, nel mio piccolo, prevedo che tutta questa gente ignorante e povera e senza speranza diventera’ un fardello per l’Uomo, e molto prima del 2050! Quando saranno 2 miliardi, di cui un miliardo e mezzo di affamati, chi li sfamera’? E l’altro mezzo miliardo, che produrra’ inquinamento e rifiuti in quantita’ astronomiche, chi se li terra’ sul groppone? I Paesi Amici? Cioe’ tutti quegli stati ricchi che ogni anno regalano miliardi di dollari all’India, soldi che inevitabilmente vanno solo ad arricchire di piu’ quella piccola percentuale di ricchi sfondati? Altro che Riscaldamento Globale, forse bisognerebbe dare uno sguardo da queste parti prima…

Io sono giunto a un’amarissima conclusione: La Speranza Indiana molto presto sara’ la Disperazione del Mondo, e io non appartengo a questo posto, come esso non appartiene a me.

8 aprile 2009 - Posted by | L'India non puo' farcela! | , , , , , , , , , , , , , , ,

23 commenti »

  1. Anche se non ho la tua competenza informatica, ho sicuramente un lungo corso di utilizzo del computer. Ho iniziato con il DOS 3.2, e ho scritto con easy writer, ho saputo poi il primo programma di videoscrittura.Questa cosa mi ha fatto considerare in maniera negativa la mia età. Ebbene nella mia storia di utilizzatore software,non mi è mai capitato di trovarne uno indiano. Al limite cecoslovacco, ma indiano mai.

    Commento di mimmo torrese | 8 aprile 2009 | Rispondi

  2. che dire, non posso azzardare nessun commento data la mia totale ignoranza in materia. Credo e temo che il tuo amarissimo sfogo sia più che legittimo e ragionevole. Quello che mi spaventa è che da come stanno mettendosi le cose a casa nostra (scuola pubblica ridotta a zero e scuola privata fabbrica di diplomati senza la minima preparazione, ricerca scientifica cancellata, zero soldi per la cultura che tanto abbiamo la televisione, arroganza del potere che si esprime dal grande capo al più scalcinato degli uscieri, protervia di una classe dirigente così cialtrona che non si capisce se le decisioni rovinose che prende siano originate da una strategia diabolica o non piuttosto il frutto di una abissale ignoranza e superficialità) se non apriamo gli occhi in fretta non ci sarà difficile prendere la strada della indianizzazione. ci vorrà un po’ di tempo, ma ci arriveremo.
    ciau Tuttoqua, a presto

    Commento di dede | 8 aprile 2009 | Rispondi

  3. Dede, da cui il sottotitolo del Blog: L’Umanita’ sta regredendo, l’India l’ha gia’ fatto 😉

    Commento di tuttoqua | 8 aprile 2009 | Rispondi

  4. Mimmo, e mai lo troverai un indiano buono a scrivere software come si deve, seguendo tutta la catena prevista in modo accurato. Io lo vedo come lavorano i programmatori della mia azienda… fidati.

    Commento di tuttoqua | 8 aprile 2009 | Rispondi

  5. Caro Tuttoqua, ti invio lo stralcio di un pezzo uscito poco fa sull’Ansa e che fa riferimento ad uno studio dell’Ocse sulla situazione del lavoro, in particolare di quello senza contratto regolare, nel mondo.

    ”Anche in tempi migliori, con robusti tassi di crescita, in molti Paesi in via di sviluppo l’occupazione informale e’ cresciuta in alcune regioni”, ha spiegato uno degli autori dello studio, Johannes Jutting, che ha fatto l’esempio dell’India, dove, nonostante il Paese sia cresciuto di oltre il 5% l’anno negli ultimi 10 anni, non sono stati creati migliori posti di lavoro: ”Infatti 9 impiegati su 10 in India, circa 370 milioni di persone, non hanno una regolare assicurazione sociale”. Lo studio dell’Ocse mette in guardia in particolare dal rischio che un ulteriore aumento del lavoro non regolare possa aggravare la situazione nei Paesi piu’ poveri: la maggioranza degli 1,4 miliardi di persone povere nel mondo – precisa – dipende solo dal proprio lavoro per la sopravvivenza. L’Ocse rileva che piu’ di 700 milioni di lavoratori con contratto non regolare sopravvivono con meno di 1,25 dollari al giorno e circa 1,2 miliardi con meno di 2 dollari al giorno. Le attivita’ economiche non regolari, escluso il settore agricolo, costituiscono i tre quarti dei lavori nell’Africa sub-sahariana, piu’ di due terzi nel sud e sud-est dell’Asia, la meta’ dei lavori in America Latina, Medio Oriente e Nord Africa, e quasi un quarto nei Paesi in transizione.

    Come vedi, caro amico, la situazione è da paura, altro che speranza indiana. Qui l’unica speranza è quella di sopravvivere. Questi affosseranno il mondo intero. Ditelo a Rampini.

    Commento di Nello | 8 aprile 2009 | Rispondi

  6. Grazie Nello. Tu pensa anche che molte aziende IT, come ad esempio IBM, solo ed esclusivamente per una ragione di costi, stanno centralizzando le operations mondiali in India. Questo ha un impatto immediato ed uno piu’ a lungo termine. L’impatto immediato e’ che per colpa di questa reputazione degli indiani costruita ad arte, decine di migliaia di persone in Europa e USA perderanno il posto di lavoro, a favore di un indianello ignorante qualsiasi. Ma il peggio verra’ in futuro: il Mondo sara’ invaso da prodotti e servizi IT realizzati in India… altro che Millenium Bug!!

    Commento di tuttoqua | 8 aprile 2009 | Rispondi

  7. Come mi piacerebbe vedere l’India come la vede Rampini, purtroppo io la vedo come te e come la vedeva il grande Pasolini: senza speranza!

    Commento di g.Cozzi | 8 aprile 2009 | Rispondi

    • Dovremmo fondare una club, anche se sarei indeciso sul nome. “I delusi dall’India” oppure “I delusi da Rampini”? 😛

      Commento di tuttoqua | 9 aprile 2009 | Rispondi

  8. Delusi da Rampini? Ma Rampini l’India l’ha imparata sulla lonely planet.. quello andrebbe denunciato per millantato credito!
    Niki

    Commento di Niki | 9 aprile 2009 | Rispondi

    • Niki, adesso che mi ci fai pensare, potrebbe essere un’idea: scrivere un libro non per sputtanare Rampini, ma per sputtanare tutti quelli che scrivono guide e brochure su questo cavolo di paese!

      Nello, che ne pensi??

      Commento di tuttoqua | 9 aprile 2009 | Rispondi

  9. Dal punto di vista di chi sputa il fegato lavorando in questi paesi… si, bella idea! Decisamente. Ma vi tirereste addosso le ire di tutti i buonisti nostrani, gente che il terzo mondo (pardon, nel caso del Nepal IV mondo) non lo capirebbe neanche in 100 anni… essendo andati al massimo massimo in vacanza tre giorni in Turchia.
    Niki

    Commento di Niki | 10 aprile 2009 | Rispondi

    • A guarda, delle ire dei buonisti a noi “nun ce ne po’ frega’ de meno” 😀

      Commento di tuttoqua | 10 aprile 2009 | Rispondi

  10. E allora, avanti, miei prodi!
    Come dicevano le damigelle ai cavalieri un tempo che fu!
    Peccato che, avendo 10 anni più di te (classe 1960) come damigella funziono poco! 😉
    Niki

    Commento di Niki | 10 aprile 2009 | Rispondi

    • Le damigelle vere, come i cavalieri veri, non hanno eta’! 😀

      Commento di tuttoqua | 10 aprile 2009 | Rispondi

  11. mi dici perchè sei andato a lavorare in India se fa tanto schifo??

    Commento di mak | 20 aprile 2009 | Rispondi

    • Mak, secondo te??? Forse perche’ sono stupido o masochista? O magari e’ piu’ probabile che io ci sia andato perche’ fuori dall’India nessuno ti dice niente di questo posto? Anzi, succede che uno va a comprarsi il libro di un noto giornalista che si chiama Rampini, il quale addirittura te la presenta come un mondo da sogno. Salvo poi venirci, viverci, lavorarci, e scoprire che questo paese e’ veramente una merda, e che Rampini non c’e’ mai stato, ma ha fatto un “lavoro a distanza”.

      Commento di tuttoqua | 21 aprile 2009 | Rispondi

  12. Come fai a giudicare tutta la popolazione indiana ignorante?
    Che prove hai? Se erano ignoranti sicuramente non avrei trovato i loro nomi nei crediti dei programmi delle aziende grosse oppure nei giochi ecc…
    E poi non tutti gli indiani sono poveri!

    Commento di mak | 21 aprile 2009 | Rispondi

    • Mak, e’ evidente che non sai un tubo sull’India, ma ti permetti di venire qui a fare accademia. Prima di spiegarti un paio di cose, voglio darti un consiglio: dal modo in cui comunichi penso tu sia giovane, per cui potresti essere ancora in tempo. Lascia perdere il mio blog, e comincia a leggere qualcosa di serio, tipo i giornali e qualche libro (che non sia quello di Rampini pero’!).

      Detto questo, ti dico anche che circa l’ 80% della popolazione indiana e’ povera e ignorante, lo dicono le statistiche. Parliamo di circa 900 milioni di persone. E’ sufficiente per te dal punto di vista statistico per dire che tutti gli indiani sono ignoranti, oppure vorresti un dato piu’ accurato? E siccome tu dell’India non sai niente, da quale pulpito mi stai chiedendo di giustificare le mie affermazioni, visto che io invece qui mi trituro i maroni tutti i santi giorni con questa massa di imbecilli?

      Per quanto riguarda il fatto di aver trovato i nomi indiani nei crediti dei videogames, questa affermazione colloca te nell’abisso dell’ignoranza, anche se devo ammettere che mi ha fatto ridere.

      Evidentemente ti sfuggono due informazioni importanti: la prima e’ che non ci sono case di videogame in India! La seconda e’ che gli indiani dell’ultima generazione vanno a studiare e a lavorare l’estero. Gli Stati Uniti, ad esempio, sono pieni di ragazzi indiani che si sono formati al MIT, piuttosto che a Stanford, piuttosto che altrove. I nomi che vedi nei tuoi videgiochi sono quelli di quei ragazzi li’!

      Ma tu guarda un po…

      Commento di tuttoqua | 22 aprile 2009 | Rispondi

  13. grazie per i tuoi consigli e io mi fermo qua, perchè tanto non condivido tante cose che hai detto nel tuo blog e io non sono in grado di farti capire quello che penso. E ho una visione diversa per l’India.

    ciao!

    Commento di mak | 22 aprile 2009 | Rispondi

  14. magari utilizzano tutti la “programmazione agile”
    😀

    Commento di floriano | 19 ottobre 2010 | Rispondi

    • 😀

      Commento di tuttoqua | 19 ottobre 2010 | Rispondi

      • Io lavoro ho a che fare con loro per via del mio lavoro. Vi giuro che sono proprio esattamente così! Spudoratamente fregoni e fintamente attenti. Io li chiamo “criceti sula ruota”….

        Commento di Gil | 16 ottobre 2015 | Rispondi

  15. Ho un amico che lavora come progettista nel settore automotive. La sua azienda è stata recentemente acquistata dagli indiani. Ora i pezzi che vengono progettati in Italia sono costruiti da fornitori indiani (fornitori ovviamente imposti dalla nuova proprietà), e puntualmente non rispettano le specifiche tecniche. Alle giuste obiezioni degli ingenieri italiani la proprietà indiana fa orecchie da mercante e sostiene che “ci si deve adattare”! Il mondo al contrario…

    Commento di thedeeproom | 19 ottobre 2018 | Rispondi


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