Uno spagnolo a Cavallo
Tranquilli, non parlo di Zorro, anche perche’ Zorro, presumibilmente, era californiano. Si, insomma, era californiano come mio nonno era tibetano… ai tempi di Zorro, i californiani erano tutti spagnoli!
Comunque, chi se ne frega di Zorro, io mi riferisco a Fernando Alonso, il miglior pilota attualmente in circolazione in Formula 1, l’unico capace di battere un certo Michael Schumacher, portandogli via il mondiale piloti non una, ma due volte. Bene, come anticipatovi fino alla noia, l’anno prossimo quest’uomo fatto manico correra’ per la Ferrari, anzi pare che abbia firmato un contrattone fino al 2015, per una robina come 25 milioni di euro a stagione. L’annuncio e’ stato ufficializzato proprio oggi. Il passaggio da Renault a Ferrari e’ stato supportato (a suon di dobloni e’ il caso di dire) dal Banco Santander, istituto di credito spagnolo che, oltre ad avere a cuore i propri interessi economici, sembra amare particolarmente il driver delle Asturie.
Chi va a casa? Uno il cui nome inizia con la K e finisce con imiraikkonen. Felipe Massa resta. Che vi devo dire? Tra i due, meglio che vada il finlandese, rigido come uno stoccafisso delle sue parti e simpatico come un tappo di Ferrarelle nelle mutante (Copyright DottorDivago 2008/2009). Fernandone e’ velocissimo, determinatissimo, tecnicissimo e via dicendo, il problema sara’ vedere come reagira’ Massa nel doversi confrontare con un compagno del genere. Non credo che accettera’ mai il ruolo di seconda guida, quindi speriamo che non vada a finire a tarallucci e vino, anche perche’ in caso di dissidio, mi pare evidente che sarebbe il brasiliano a prendersi il benservito da Maranello, fatto salvo il beneficio dell’inventario.
Siccome il Web e’ gia’ strapieno di questa informazione, con ogni possibile link e riferimento al curriculum di Alonso, io ne ho approfittato per erudirmi sulla storia della Formula 1, e mi sono chiesto se mai, in passato, un altro pilota spagnolo fosse mai salito su una Ferrari di Formula 1. Mettendo da parte Marc Gene, che spagnolo lo e’, ma a Maranello ha “solo” fatto il collaudatore, ho scavato nel mio personalissimo database di cui anche la CIA ignora l’esistenza e, dopo aver rimosso svariati strati di polvere, ho riesumato costui:
Bello neh? Eh si, bello assai. Si chiamava (si chiama ancora?) Alfonso de Portago, e nel 1956 e 1957 corse in Formula 1 alla guida di una Lancia Ferrari D50, di cui abbiamo una diapositiva scattata in pista, nel 1956 (ma che bel Blog che c’ho!):
Anche se, a onor del vero, credo che il giovincello ritratto qui fosse leggermente piu’ celebre dell’Alfonsino, visto che mi pare proprio la faccia di Fangio, la macchina era quella, e derivava dalla monoposto che esordi’ nel 1954, messa in pista direttamente dalla Lancia di Torino. In seguito, la Lancia affido’ la scuderia di Formula 1 nelle mani “di un certo” Enzo Ferrari, da cui la denominazione Lancia Ferrari. Purtroppo per il Drake, l’Alfonsino non era propriamente un asso: corse sei gare tra il 56 e il 57, si ritiro’ tre volte e arrivo’ secondo una volta. Poi? Boh! Allora, considerato che la gestione sportiva era Ferrari, ma la scuderia apparteneva alla Lancia, possiamo affermare che Fernando Alonso sara’ il primo pilota spagnolo, nella storia delle Formula 1, a sedersi al volante di una Rossa.
Sono sicuro di non dovergli augurare di fare meglio di Alfonso de Portago…
Inesplicabili bavaresi
In questo periodo abbiamo una sola auto, la nostra amata BMW 330xd touring del 2004. Tanti chilometri ma e’ una gran macchina e le vogliamo molto bene. Tanto e’ che sappiamo gia’ che il giorno inesorabile del suo pensionamento, indipendentemente da quando arrivera’, sara’ un giorno da magone per noi. E’ anche vero che, ogni volta che va a fare un tagliando io vado a far estendere il mutuo, pero’ siamo tranquilli cosi’.
Questo fino a quasi un mese fa, quando ci siamo dovuti porre il problema di agganciare il sediolino del pargolo al sedile anteriore. Essendo un discreto conoscitore di automobili (evidentemente debbo ricredermi), ho fatto il figone con TuttoQua Girl, ho preso le chiavi e sono andato giu’ spavaldamente, con l’intento di disattivare l’airbag lato passeggero. Operazione necessaria per poter installarvi il suddetto sediolino. Bene, apro la macchina, mi siedo e inizio a scrutare il sottobosco del cruscotto. Niente. allora passo ai fianchetti del cruscotto. Niente. Mi studio gli sportelli, sara’ qui… niente! Scavo nel portaoggetti, macche’!! Mandocazzosta?? (dal greco Mandoca = Serratura e Zzosta = Luogo).
Sto per iniziare a smontare l’abitacolo usando il crick come apriscatole, quando mi rendo conto che sara’ piu’ semplice andare su Google. Detto fatto, inserisco “disattivazione airbag bmw 330” e mi saltano le coronarie, insieme a tutta una nutrita serie di valvole cardiache! Sulla mia macchina, sulla mia amatissima vettura, sulla mia meravigliosa creatura teutonica…
…
…..
……..
……….
………….questa operazione e’ possibile solo in officinia, via software. Ovviamente i modelli piu’ recenti hanno un sensore che, al di sotto dei 15 Kg rilevati, fa da solo. Ma vaccagare va! (dall’aramaico Vacc = Seccatura e Agare = Immensa).
Ora, non che mi aspettassi un sensore anch’io sulla mia antidiluviana automobile (capirai, ha 5 anni), ma una cacchio di serratura come ce l’hanno tutte le altre, TATA e DACIA incluse, ebbene si perdinci e poi perbacco!
No, devo andare in BMW. Vado in BMW, attendo e, finalmente, un tizio che sembrava che avesse appena litigato col mondo mi spiega che deve controllare il libretto, perche’ non sa se sul mio modello sia possibile la disattivazione via software oppure sia necessaria, addirittura, l’installazione di un kit specifico. Mentre lui controlla, io sgrano di nascosto il Rosario, perche’ conoscendo i prezzi della casa tedesca, sono gia’ sicuro che mi converra’ comprare la macchina nuova piuttosto che montare il kit.
La sofferenza e’ breve: infatti, gaudio e tripudio, si puo’ fare! Ok, facciamolo! Seeeee… bisogna compilare un modulo, con tanto di sgravio di responsabilita’, inviare la domanda a BMW Italia che comunichera’ il codice di sblocco, secondo tempi e procedure noti solo a Nostradamus e alla Sibilla Cumana. Ma porcadiquellamaiala! (dall’urdu Porcadiqu = Procedura e Ellamaiala = Lunga e Complessa). Sapete, quando uno e’ poliglotta…
Dopo sole 3 settimane, arriva il codice. Nel frattempo, che so, l’Estate e’ finita, hanno fatto il G20 e hanno perfino consegnato le case nuove a 30.000 terremotati d’Abruzzo. Si insomma, appena un battito di ciglia. Se avessimo aspettato ancora un po’, il pargolo avrebbe fatto pure un tempo a prendere la patente, invece e’ riuscito fare solo i quiz finora.
Comunque, si portano la macchina in officina e, da lontano, vedo che la tengono un’ora col cofano aperto. Dopo un’ora me la restituiscono: unica traccia dell’avvenuta operazione due cazzo di adesivi della serie chi-ti-ha-chiesto-di-appiccicarli-sul-MIO-parabrezza?, che ricordano all’utente che l’airbag e’ staccato. E c’era bisogno di ricordamelo?
Vabe’… arriva il conto e… 68 Euro! 68 Euro per aprire un cofano, attaccare la presa seriale di un notebook al computer della macchina, digitare un codice, staccare la presa seriale e richiudere il cofano. Tempo necessario all’operazione? Non so, fate voi… 5 minuti? 68 Euro! E attenzione: quando vorro’ riattivarlo, dovro’ chiedere un altro codice, rifare tutta la trafila e ripagare 68 Euro, che nel frattempo, magari, diverranno 80 (c’e’ la crisi… c’e’ l’inflazione, c’e’ l’ISTAT, c’e’ il terremoto in Abruzzo, c’e’ la Guerra d’Eritrea… c’e’ la moglie dell’amministratore delegato di BMW Italia che si deve rifare le tette…).
Ora, per carita’, tutti quanti dobbiamo mangiare. Pero’, lucrare su una scelta tecnica fatta dalla casa bavarese e non da me, per ottemperare a degli obblighi di Legge (il bambino va sul sedile… l’airbag deve essere staccato…) mi pare un po’ eccessivo.
Incredible India! Ah no, stavolta l’India non c’entra nulla… sapete com’e’… l’abitudine.
Post-gara Gran Premio di Singapore
Si dice che la notte porta consiglio. Bene, allora speriamo che la gara notturna di Singapore ne porti parecchio a chiunque sara’ il prossimo presidente della F.I.A., perche’ di questa Formula Uno non se ne puo’ piu’. Nonostante l’oscurita’, la safety car, i drive through, i meccanici investiti e, soprattutto, i muri di cemento in agguato dietro ogni angolo, anche questa gara mi ha fatto sbadigliare parecchio. Paradossalmente ci si diverte di piu’ a seguire i movimenti dietro le quinte, con particolare riferimento ai vari cambi di piloti previsti per la prossima stagione. Comunque, vediamo di capire come e’ andata.
McLaren: gran gara di Lewis Hamilton che non si smentisce, perche’ quando parte davanti riesce a imporre un ritmo pazzesco e vincere le gare in scioltezza. Naturalmente e’ aiutato da una macchina che, ormai, va forte un po’ ovunque, a differenza di altre. Ora, i punti di distacco dal terzo posto occupato dalla Ferrari sono solo 3 (62 Vs 59).
Williams: povero Rosberg, che fino al primo pit-stop fa la gara della vita, e poi commette un errore madornale uscendo dai box e superando la linea bianca. Penalita’ inevitabile. Pero’, che gentleman il ragazzo: quando supera il pivellino spagnolo della ToroRosso (che non oppone resistenza), lo ringrazia con la mano. Roba d’altri tempi. Bravi anche quelli della Williams, che trovano un gran bell’assetto per questa pista. Chissa’ come andra’ l’anno prossimo, quando migreranno verso il propulsore Cosworth, che torna dopo tanti anni di assenza, e che pero’, a memoria, ha sempre prodotto risultati mediocri.
Force India: avete visto? Le prestazioni erano un fuoco di paglia, dovute alla meccanica Mercedes (la stessa della McLaren) sfruttata bene su piste dal carico aerodinamico medio-basso (SPA e Monza). Appena e’ arrivata una pista da grip e da manico, tutto il giocattolo si e’ rotto. Ciao India. Sutil, poi, temo si sia indianizzato: prima fa un errore e spedisce Heidfeld sotto la doccia e poi spara cazzate dicendo di essere stato chiuso…
RedBull: Vettel si dimentica di accellerare in partenza, e Rosberg lo infilza come un tordo. Poi si riprende e va sempre molto forte, talmente forte da non inserire il limitatore nemmeno nella corsia dei box, cosi’ da beccarsi una penalita’. Inoltre, tanto per gradire, poco prima di rientrare, struscia anche nel muro e perde qualche pezzo. Se si vuole competere per il Mondiale, questi sono errori da evitare. Gara buttata e, direi, anche stagione buttata! Webber fa una fesseria con Alonso nel primo giro e lo deve far passare, perdendo pero’ due posizioni, una anche a favore di Glock che, nel frattempo, aveva superato lo spagnolo. Poi si mangia i freni e, a 15 giri dal traguardo, esce di pista.
BrownGP: la scuderia inglese si accende e si spegne come le lucine dell’albero di Natale. A Singapore se ne sono spente tante, anche a causa dela retrocessione di Barrichello sulla griglia di partenza, causa sostituzione motore. Pero’, visto tutto il resto, non e’ andata cosi’ male, e i punti di vantaggio di Button sono ancora tanti. Lui ha guidato bene, e’ rimasto tranquillo e ha gestito bene l’evoluzione della corsa. Alla fine stava forse forzando un po’ troppo, nel tentativo di riacchiappare Vettel, per cui e’ bellissimo il team readio a 4 giri dalla fine: “Sono Ross (il grande capo, ndr), fai in modo di portare la macchina al traguardo!“. E lui con voce tremante: “Roger”. Comunque, a 4 gare dalla fine, riesce difficile immaginare un esito non scontato. A questo punto, l’unico che potrebbe dargli fastidio e’ proprio Barrichello, ma vista l’imminente partenza del brasiliano, Ross Brown consentita’ la lotta intestina?
Toyota: Boh… sembrava che fossero partiti male, poi Glock si e’ ritrovato secondo. A essere sincero non sono nemmeno riuscito a capire come abbia fatto… Complimenti, anzi, era ora!
BMW: io questi non li capisco. Hanno gia’ deciso di ritirarsi, pero’ stravolgono ancora una volta la monoposto, continuando a spendere soldi. Si, la macchina e’ migliorata, ma a che pro? Orgoglio teutonico? In ogni caso la buona notizia e’ che, nonostante l’abbandono, la Sauber si salvera’, e montera’ motori Ferrari nel 2010.
ToroRosso: N/A come al solito direi… Mi piacerebbe chiedere al Sig. RedBull quale sia la strategia disegnata per questa scuderia.
Renault: poco da dire, la botta del crashgate l’hanno sentita. Alonso pero’, nonostante abbia la testa gia’ dentro l’abitacolo di una Ferrari, guida a cannone da par suo, fa una gara strepitosa e va sul podio. Fenomeno!
Ferrari: li ho lasciati per ultimi, perche’ oggi lo meritano. Prima di ogni cosa, e’ bene dire che la qualifica di ieri e’ la peggiore dal 1985! Cioe’, negli ultimi 24 anni, le Rosse non si erano mai piazzate peggio di cosi’ sulla griglia (Raikkonen 13-esimo e Fisichella 18-esimo). Sinceramente non capisco la strategia di Domenicali & C. Ambiscono al terzo posto, che significa comunque prestigio, visibilita’ e una discreta barca di quattrini dai diritti televisivi, e poi congela lo sviluppo della F60? E come se lo vogliono prendere ‘sto terzo posto, sperando sempre nella buona sorte? Speriamo che questa scelta paghi in termini di performance l’anno prossimo, altrimenti la beffa sara’ doppia, cosi’ come l’incazzatura di chi scrive. La macchina ieri e oggi era inguardabile, soprattutto nella parte centrale, dove le curve a 90 gradi procuravano sottosterzo in ingresso e poca trazione in uscita. D’altronde la storia di Maranello la conosciamo: quando la macchina nasce male, sono quasi sempre brutte figure. L’anno prossimo Kimi va a casa e arriva Fernando, che va ad affiancare Felipe. E va bene, ma forse sarebbe il caso di cambiare i vertici, perche’ non mi pare che se la stiano gestendo col buon senso.
F.I.A.: piu’ ridicola del Teatro dei Burattini dei Fratelli Ferrariolo. A casa tutti!!
Bridgestone: pare che l’anno prossimo andranno a casa pure loro, ed era ora! Ma che razza di gomme (le options) hanno portato? Erano fatte col creme caramel? Che schifezza! Ecco cosa accade quando il fornitore e’ unico e non si possono fare test durante la stagione. E’ normale che, dopo cosi’ tante gare, le scuderie non capiscano ancora come sfruttare al meglio le coperture?
Commento gara precedente: Gran Premio d’Italia.
Volevano fare un reality in India…
Poveri illusi, io mi rendo conto che il mio povero e infimo blog non possa pretendere di diffondere informazioni oltre il livello degli amici che mi seguono assiduamente, e che non si possa necessariamente prendere per buono tutto cio’ che dico. Pero’, se qualcuno in Mediaset si fosse andato a leggere qualcuno dei miei numerosissimi POST sull’India, magari si sarebbe fatto cogliere dal dubbio. No, vabbe’, sto facendo il presuntuoso, quindi basta.
Intanto pero’, il reality di Canale 5 denominato Missione India ha chiuso i battenti ancora prima di partire. Perche’? Perche’, secondo Mediaset, “si e’ superato ogni ragionevole ritardo”. La trasmissione sarebbe dovuta partire il 16 Settembre, ma cio’ non e’ accaduto. Il produttore, la Triangle Production di Silvio Testi (il marito di Lorella Cuccarini), nonostante le accuse di Mediaset, dice che la location e’ pronta e che tutto e’ in ordine, e che il ritardo non e’ da imputarsi a lui, ma piuttosto al fatto che il cast e’ stato composto all’ultimo momento e che il governo indiano non ha (ancora) concesso i Visti. Da un lato, dunque, chi produce punta il dito verso chi trasmette, e dall’altro lato viceversa. Ma noi, in realta’, la ragione la conosciamo, perche’ l’abbiamo letta praticamente ovunque. Il Governo indiano si e’ rifiutato, finora, di concedere i Visti, perche’ Missione India avrebbe mostrato una popolazione primitiva che vive nella zona in cui doveva essere ambientato il programma, dunque un’immagine troppo arretrata di un paese che vuole, a tutti costi, far vedere solo il suo lato migliore (quale?). Come ho gia’ fatto notare un paio di giorni fa, la spiegazione e’ pretestuosa, perche’ quella zona non ospita gente che vive ancora nell’Eta’ della Pietra, ma piuttosto e’ abitata da persone che fanno parte di quegli 8/900 milioni di indiani che vivono nella miseria piu’ nera. Ora, dovete sapere che l’intera economia indiana, e dunque la crescita economica annuale a doppio zero, si poggia sostanzialmente proprio su questi poveracci. Un immane, sterminato, infinito serbatoio di mano d’opera quasi gratis, per la quale non bisogna nemmeno preoccuparsi di adottare il benche’ minimo criterio di sicurezza, perche’ tanto, in India, quando muoiono quelli li’ non se ne accorge nessuno, purtroppo.
E’ chiaro, quindi, che la classe dominante del sub-continente abbia un interesse specifico nel mantenere la situazione cosi’ come si trova, altrimenti fine della crescita mirabile riscontrata negli ultimi anni e su cui l’India conta, allo scopo di posizionarsi come super potenza, alla stessa stregua della Cina, degli USA, dell’Europa e del Giappone. Che possano riuscirci o meno (secondo chi scrive non ce la faranno mai), al momento cio’ che conta e’ mostrare un’immagine patinata del Paese, cosi’ che gli investimenti da fuori (e i miliardi di dollari offerti dai Paesi Amici) continuino a fluire indisturbati, e nessuno debba fare pubblicamente mea culpa per le condizioni misere in cui viene tenuto quasi un sesto della popolazione mondiale (!).
Quindi, guai a far andare in onda quel reality, ma scherziamo? D’altronde come reagi’ il Governo indiano quando fu proiettato “The Billionaire”? “Eh, ma cazzo, avete fatto vedere le bidonville di Mumbai!”. E che dovevano far vedere di Mumbai? A parte la lungomare, e’ tutta una bidonville! E’ Mumbai cazzo, mica ci potevano mettere un telone nero sopra? E poi, i protagonisti del film, non vivevano proprio in quelle baracche? No, loro si risentirono, salvo invece poi bearsi della pioggia di Oscar, come se il film fosse stato scritto e prodotto in India e pagato con soldi indiani! Ma saranno scemi o no?
Torniamo a Missione India, e domandiamoci: e’ possibile che Mediaset, per gestire tutta la parte logistic-burocratic-amministrativa, si sia messa a fare tutto da remoto? Certo che no, avranno preso contatti con qualche indiano che, dopo essersi infilato un pezzo di celluloide sull’orecchio sinistro, per certificare la sua appartenenza al settore televisivo, li avra’ inchiappettati per bene dopo essersi preso una bella carrettata di rupie! “Sorry Sir… which reality… No Sir… Sir… I sent you a document… I apologies… my grandmother passed away…. I am sick…. sorry today I am busy…”. E via, con vagonate di cazzate pur di non fare il lavoro.
Conoscendo l’India e gli indiani, facendo le cose nel modo giusto e pagando quello che c’e’ da pagare, i Visti non solo li avrebbero rilasciati in 5 minuti, ma li avrebbero fatti incidere, uno per uno, su targhe d’oro zecchino, che sarebbero state consegnate a Mediaset direttamente dalla popolazione primitiva di cui sopra, ben tirata a lucido.
Beata ingenuita’ e, come sempre, Incredible India!
Incidente Aereo Air France 447: colpa del Pitot!
Il 22 Settembre 2009, l’EASA (European Aviation Satefy Agency) ha rilasciato una direttiva che riguarda piu’ di duecento aeromobili dell’Airbus. Parliamo, in particolare, della serie A330/A340 e dei Tubi di Pitot installati su questi due modelli. Come ricorderete, in seguito all’incidente del volo AF447 che spari’ nell’Oceano Atlantico per motivi sconosciuti, si speculo’ molto (lo facemmo anche noi qui) sulle cause, fino a concludere che i Tubi di Pitot potessero essere i responsabili dell’accaduto. I Tubi di Pitot, infatti, in particolari condizioni meteo, come quelle affrontate dall’A330 del vettore francese, potevano inviare ai sistemi di bordo letture errate della velocita’, inducendo i computer ad attivare alcune procedure di emergenza. L’EASA ora afferma che e’ necessario sostitutire almeno due dei tre Tubi della Thales con altrettanti prodotti dalla Goodrich, perche’ questi ultimi offrono maggiore affidabilita’ in condizioni meteo particolari, ad alta quota, laddove siano presenti tempeste sub-tropicali. L’Airbus, da parte sua, ha confermato che, nonostante sia Thales e sia Goodrich rispettino le specifiche di sicurezza (e vorrei anche vedere!), sarebbe bene procedere con la sostituzione.
L’EASA aggiunge, testualmente, che “i risultati delle analisi mostrano che gli aeromobili A330/A340 dotati dei Tubi della Thales sono piu’ suscettibili a condizioni ambientali avverse rispetto a quelli equipaggiati con i Tubi della Goodrich. I Tubi Thales ridisegnati di recente, e destinati alla serie A320, sono divenuti piu’ affidabili in condizioni di pioggia forte, ma non hanno ancora dimostrato lo stesso livello di robustezza adatto a sopportare i cristalli di ghiaccio che si formano ad alta quota. Infatti, informazioni discrepanti della velocita’ possono indurre la disconnessione del pilota automatico e/o della manetta automatica, e il passaggio del Fly by Wire ad Alternate Laws. Tutto cio’ risulterebbe in un aumento del carico di lavoro per il pilota, cosa che, in condizioni metereologiche difficili, potrebbe causare un incidente”.
Dall’analisi del messaggi ACARS inviati automaticamente a terra dal volo AF447, noi sappiamo che tutto cio’ e’ avvenuto, quindi, anche senza alcuna dichiarazione esplicita da parte di Airbus e di Air France, possiamo concludere che il volo e’ precipitato a causa del malfunzionamento dei Tubi di Pitot della Thales.
Restano un paio di domande almeno:
- Se i Tubi della Thales non garantiscono sufficiente margine di sicurezza, perche’ sostituirne due su tre e non tutti e tre? Per una questione di costi, oppure piuttosto per non lasciare la Thales completamente a bocca asciutta?
- Avendo individuata la responsabilita’ tecnica a monte dell’incidente, chi paghera’? La Thales, per aver prodotto e rilasciato un Tubo di Pitot incapace di garantire la sicurezza del volo, oppure l’Airbus, per aver scelto proprio quel prodotto, tra i vari disponibili sul mercato, mostrando, quanto meno, di non averlo testato a sufficienza?
Vi allego la versione sintetica del documento dell’EASA:
Direttiva EASA Tubi di Pitot A330/A340
AGGIORNAMENTO 29 MAGGIO ORE 11:30: Il 27 Maggio 2010 si sono ufficialmente concluse le ricerche delle scatole nere. Purtroppo i 15 milioni messi a budget per compiere l’operazione non sono serviti a nulla.