Post-gara Gran Premio di F1 del Brasile 2012
FINITO.
Tre punti di scarto hanno impedito a Fernando Alonso di agguantare il suo terzo alloro. Sarebbe stato davvero un bel colpo, ma l’avrebbe meritato? Lui si, la squadra molto meno, ma andiamo con ordine.
La buona notizia e’ che se non sono morto d’infarto durante i primi giri, significa che nella vita moriro’ d’altro, perche’ devo avere un cuore robusto come una palla di cannone. Subito dopo la partenza, infatti, si e’ scatenato l’inferno: Le Ferrari sono partite entrambe benissimo, lanciandosi all’arrembaggio di Webber. E, mentre Massa ne prendeva la scia e iniziava il sorpasso, Alonso compiva uno dei suoi capolavori infilandoli entrambi, non si sa nemmeno bene come.
Ma il vero fatto saliente e’ il tamponamento di Vettel da parte di Bruno Senna, che ha davvero rischiato di essere radiato a vita da tutte le competizioni motoristiche, nonche’ di essere personalmente preso a cazzotti dal campione tedesco.
E FATTA, URLO COME UN OSSESSO!!! Vettel speronato, Alonso davanti e carico al fulmicotone con Massa dietro a protezione, cosa lo separa dal titolo?
Con il Rosso nel cuore pero’, il giudizio su Senna diviene doppiamente impietoso: prima sperona Vettel ma poi non fa il lavoro fatto bene fino in fondo. Vettel, miracolosamente, viene evitato da tutti gli altri, se la cava con un graffietto allo scarico sinistro, rimette la macchina nel verso giusto e, con gran determinazione (va detto e sottolineato), si rimette all’inseguimento del gruppo, lo riprende subito e, dopo pochi giri, e’ nuovamente sesto.
E’ FATTA, DICO SOMMESSAMENTE… ma per Vettel.
Poi succedono tante altre cose: la pioggia che va e viene, ma sempre quell’insulsa piogga che non spariglia le carte e lascia tutto come si trova, fatto salvo il colore della banda laterale degli pneumatici, che si alterna tra griglio, bianco e verde a seconda delle necessita’ puntuali. Alla fine c’e’ anche spazio per chiudere con la safety car e per mandare a quel paese Meteo France che, come al solito, non ne becca una nemmeno sotto steroidi.
Un gran dispiacere per Fernando, un vero e proprio dolore. Ma, e lo dico senza la pretesa di essere sportivo a tutti i costi, applausi a scena aperta per Vettel. Sara’ antipatico, sara’ che ha una macchina che va fortissimo, sara’ che il team non commette mai errori, sara’ che Newey e’ un genio… insomma, sara’ tutto quello che volete, ma tre mondiali di fila a quella eta’ non si vincono per caso.
Ora, dunque, ne ha tre, quindi smettiamola, me per primo, di dire che al posto suo Alonso ne avrebbe vinti sei e che lui sulla Ferrari non avrebbe vinto niente, mettiamoci un attimo in piedi e tributiamo la dovuta ovazione a questo Campione con la C maiuscola che ha avuto la classe, la velocita’, la determinazione e tutto il resto per dominare gli ultimi campionati del mondo di Formula 1.
NOTA: Webber ha e ha sempre avuto la stessa macchina.
BRAVO SEBASTIAN, da un tifoso Ferrari fino alla morte.
PAUSA.
RIPRENDIAMO, con la Ferrari, perche’ ci interessa solo questo adesso. Perche’ a Maranello non riescono piu’ a fare una macchina competitiva da sette lunghi anni?
La strana coincidenza, per chi crede alle coincidenze, e’ che questo periodo si sovrappone alla gestione Domenicali. Ma questa gestione e’ stata davvero cosi’ fallimentare? Difficile sostenerlo, andando a guardare dentro i fatti:
- 2006: vince Alonso su Renault, ma Schumacher su Ferrari giunge secondo;
- 2007: vince Raikkonen su Ferrari (e la Ferrari vince il Costruttori);
- 2008: Massa perde il mondiale all’ultima curva (ma la Ferrari vince il Costruttori);
- 2009: la macchina fa talmente schifo da non poter nemmeno competere in Formula 2 (ma il regolamento era oggettivamente assurdo);
- 2010: Alonso perde il mondiale per 4 punti all’ultima gara;
- 2011: Alonso arriva quinto con circa 150 punti di distacco da Vettel;
- 2012: Alonso perde il mondiale per 3 punti all’ultima gara.
Quindi, in 7 stagioni, 1 titolo piloti e 3 persi all’ultima gara e due campionati costruttori. Se fossi Domenicali e qualcuno volesse mettermi alle strette, tirerei fuori questi numeri e direi di aver fatto forse peggio solo di Todt ma di nessun altro nella storia della Ferrari F1 moderna. E non avrebbe torto.
Ma la verita’ e’ che la RedBull e anche la McLaren (e a tratti anche gli altri), in questi ultimi tre anni, hanno avuto monoposto molto piu’ competitive, ma soprattutto sono state sempre in grado di recuperare rapidamente eventuali gap tecnici, riprendendosi l’ambita performance. La Ferrari no. La macchina e’ sempre partita male, poi e’ migliorata, poi e’ tornata indietro e non si e’ mai ripresa, come se la programmazione della ricerca e sviluppo a Maranello seguisse dei modi e dei tempi apparentemente incompatibili con questo sport.
Eppure, a Maranello, lo sviluppo non si ferma mai, anzi. Cosa manca? Manca secondo me la mentalita’ giusta, perche’ i campionati non si vincono cercando in modo esasperato il carico aerodinamico, ma piuttosto si vincono con prodotti rivoluzionari, che sfidano il design, l’ingegneria e, perche’ no, anche il regolamento (vedi Ross Brown e Adrian Newey).
La Ferrari si e’ trasformata da un’azienda gestita da un ONE MAN (Enzo Ferrari prima e Jean Todt poi) nella classica azienda italiana, piena di carrieristi paraculi, di gente preparata in modo mediocre, assunta da gente mediocre, e che si affanna a fare riunioni e conference call senza cavare un ragno dal buco. Ed ecco che allora bisogna andare a pescare i tecnici all’estero, perche’ da dentro non arriva niente di buono. E non e’ un problema legato solo alla Formula 1, ma a tutta la produzione, e questo fatto e’ dimostrato dalle vetture stradali piu’ recenti. Si, certo, si vendono da solo e sara’ sempre cosi’, ma tra volanti dove c’e’ di tutti, V12 esagerati e anacronistici, trazioni integrali inedite e controproducenti, gli esperti del settore quasi mai riconoscono alle vetture rosse alcun primato. Ed ecco che basta una McLaren MC12 oppure una Bentley Coupe per mettere in discussione il prodotto nostrano. Casa Ferrari deve essere un luogo di lavoro probabilmente odioso, come ce ne sono altri, per carita’.
Ma gli altri luoghi non producono le auto sportive piu’ belle, veloci e ambite del mondo, non possiedono il brand piu’ amato del pianeta, non hanno la storia e la tradizione del Cavallino dietro le spalle e, soprattutto, non hanno l’ambizione di competere e vincere nella sfida motoristica piu’ ardua che ci sia.
La Ferrari di Formula 1 di oggi e’ evidentemente sbagliata, a partire dalla testa, dove comanda un esperto di Human Resources, dove gli italiani fanno gli operai e gli stranieri fanno i progettisti, come se in Italia mancassero gli ingegneri, e dove non si riesce a far funzionare a dovere una dannata galleria del vento. Questo paese ha sempre generato il fior fiore dei tecnici, i migliori del mondo, gente che ha creato appunto le Ferrari, e le Lamborghini e le Maserati, le Ducati, le Dallara, le Minardi, le FIAT, le Alfa Romeo e le Lancia, e le Vespa e le Lambretta, e le Moto Guzzi e tanto altro ancora.
Presidente Montezemolo, lo dico a lei: non abbiamo bisogno ne’ di greci, ne’ di inglesi e ne’ di giapponesi: abbiamo solo bisogno di una grande passione, di gente brillante che sappia prendere le responsabilita’ e sappia e possa decidere, senza dover mettere d’accordo altre mille teste e trovare compromessi che portano a vetture mediocri.
Ma, piu’ di ogni altra cosa, adesso abbiamo bisogno di una macchina per Alonso, perche’ questo grandissimo pilota rischia di passare alla storia come l’eterno secondo dietro Vettel, e non lo merita.
AMEN!
Post-gara Gran Premio di F1 degli USA 2012
Austin, Texas. Pista nuova, storia vecchia.
La RedBull e’ estremamente competitiva, e c’e’ voluto il miglior Hamilton della stagione, o forse addirittura il migliore mai visto, per buttare giu’ Vettel dalla vetta del podio a cui sembrava predestinato per l’ennesima volta.
Certo e’ che se Vettel, dal canto suo, ha masticato fiele, Alonso non puo’ gongolare, nonostante le sue solite qualita’. Si e’ qualificato da schifo come sempre, ma e’ partito benissimo, sfruttando il lato pulito (poi ne parliamo), e ha gestito macchina e gara al massimo delle possibilita’. Inguardabile la monoposto di Maranello che impiegava almeno cinque giri a portare le gomme in temperatura, quando i primi erano a posto dopo un paio. E pensare che i tecnici avevano anche deciso di montare l’ala di Montercarlo, quindi erano ben consci del problema ed erano disposti a perdere velocita’ sul dritto pur di provare qualcosa.
Ma e’ andata malissimo! E’ vero che Alonso e’ giunto terzo, e’ vero che ha limitato i danni, ma e’ arrivato al traguardo dopo oltre mezzo minuto e adesso i punti di distacco sono 13. Il che significa che se in Brasile vince Alonso e Vettel arriva quarto, Alonso non vince e vince Vettel, e scusate l’incastro.
E’ tardi. La macchina e’ lenta, e sicuramente non recuperera’ adesso, si puo’ solo sperare nella pioggia, che domenica potrebbe far capolino. Ma se fa capolino domenica, e sabato le qualifiche vanno come sono andate finora, ci vorra’ qualcosa di piu’ di un miracolo per vincere il Titolo Piloti.
Inguardabile, come al solito, anche la Pirelli, che ha cannato in modo grottesco la scelta delle mescole da portare. Ho capito che la pista era nuova, ma le previsioni del tempo non le avevano guardate? Troppo dure quelle gomme, dai!
Passiamo al fattaccio, se cosi’ lo possiamo chiamare, o come alcuni lo hanno definito. Dopo le qualifiche, Alonso si trovava ottavo sul lato sporco della pista, dunque come fare per metterlo dall’altra parte, vista anche l’enorme e per certi versi inaudita differenza di grip? Semplice! Ci si inventa la sostituzione del cambio di Massa, che viene retrocesso di cinque posizioni e finisce undicesimo e Alonso passa settimo. Massa, dal canto suo, ha incassato piu’ o meno bene, diciamo cosi’.
E noi? Io la definirei la solita furbata all’italiana, ma sapete che c’e’? Che in amore e in guerra e’ tutto lecito, quindi non me la sento di parlare di comportamento anti sportivo. Diciamo che Domenicali non ha fatto proprio la figura del signore, ma se per volonta’ del fato Alonso dovesse vincere il Mondiale domenica, come giudicheremo questa scelta? Aspettiamo a guardiamo. Questa storia mi ricorda il famoso sorpasso comandato in Austria nel 2002 di Schumacher ai danni di Barrichello che poi non servi’ a una emerita fava perche’ il tedesco stravinse con 144 punti, praticamente il doppio di Barrichello (77) e il triplo di quel brocco arrogante e presuntuoso di Montoya (50) su Williams BMW.
Come andra’ a finire, dunque? Forse il pronostico viene troppo facile, credo che Vettel sulla carta abbia la vittoria in tasca. A suo vantaggio c’e’ una macchina incredibile, un compagno di squadra veloce che puo’ dare fastidio in pista, un muretto che praticamente non sbaglia mai e un Adrian Newey che, gara dopo gara, aggiunge sempre quel bit in piu’. Cosa puo’ andare storto? Oddio, di tutto, e non sarebbe la prima volta. Vettel ha finito i motori da due gare, quindi corre con materiale usato, che essendo Renault puo’ sempre schioppare come ha gia’ fatto in passato. C’e’ sempre la questione dell’alternatore ballerino (vedi Webber in USA) e del KERS che funziona un po’ si e un po’ no. Infine c’e’ il rischio pioggia, che puo’ scatenare un putiferio, tra incidenti, safety car, scelta delle gomme e degli assetti e tutte le altre incertezze del caso. Ad Alonso, per contro, non costa nulla rischiare, perche’ alla fine non ci sara’ differenza tra arrivare secondo dietro Vettel o schiantarsi alla prima curva (resterebbe comunque secondo in classifica generale). Io credo che lui fara’ la sua solita gara intelligente, sperando che qualche cosa vada storto dentro la lattina blu.
Tutti gli altri? Irrilevanti direi, siamo all’epilogo, tutto si decide domenica 25 novembre entro le 19:00 ora italiana.